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Il testo propone una rilettura del Decameron seguendo le figure femminili "costrette", come dice il Proemio, "da' voleri, da' piaceri, da' comandamenti de' padri, delle madri, de' fratelli e de' mariti" nei loro tentativi di aprire spazi di vita propria. Il possesso del corpo delle donne, parte del patrimonio familiare nel contesto sociale guidato dalla ragion di mercatura, è uno strumento della violenza che connota tutti i rapporti sociali, e che il Boccaccio indica come causa dell'ira di Dio esplosa nella peste del 1348. Ma diviene anche strumento delle donne quando decidono con tutta l'ambiguità che il contesto imponeva (anche all'Autore) di riappropriarsene per farne arma di vendetta, occasione di gioia, o dono d'amore.
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