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Italia e Giappone: dal Patto Anticomintern alla dichiarazione di guerra del luglio 1945

Italia e Giappone: dal Patto Anticomintern alla dichiarazione di guerra del luglio 1945

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Nell’Era dei regimi totalitari il rapporto tra Italia e Giappone, pesantemente influenzato dall’ingombrante presenza tedesca, fu reciprocamente ambiguo: il nippofilo Mussolini diffidava, in realtà, dell’alleato orientale, e l’armistizio dell’8 settembre 1943 confermò tragicamente, alla fine, i costanti dubbi nipponici su un’Italia dove, successivamente (luglio 1945), il Governo democratico presieduto da Parri si sarebbe spinto a dichiarar guerra all’ex alleato, poco prima della conferenza di Potsdam. Per tentar di risollevare le sorti politico-diplomatiche dell’Italia sconfitta, Parri e i suoi, non senza affanni, presero la decisione di schierarsi contro il Giappone: l’inattesa resa giapponese vanificò la spericolata scelta, che sarebbe tuttavia ingeneroso banalizzare. Nel nuovo contesto della Guerra Fredda, ripristinare normali relazioni tra i due paesi, pur dopo una guerra non combattuta, si rivelò assai difficoltoso, dagli inizi (1951-52) e per un lungo ventennio di sfibranti trattative.

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DOI: 10.30687/978-88-6969-568-1

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